Nuova Riveduta:

Atti 26:5

perché mi hanno conosciuto fin da allora e sanno, se pure vogliono renderne testimonianza, che, secondo la più rigida setta della nostra religione, sono vissuto da fariseo.

C.E.I.:

Atti 26:5

essi sanno pure da tempo, se vogliono renderne testimonianza, che, come fariseo, sono vissuto nella setta più rigida della nostra religione.

Nuova Diodati:

Atti 26:5

Essi mi hanno conosciuto fin d'allora e possono testimoniare, se lo vogliono, che son vissuto come fariseo, secondo la più rigida setta della nostra religione.

Riveduta 2020:

Atti 26:5

poiché mi hanno conosciuto fin da allora e sanno, se pur vogliono renderne testimonianza, che, secondo la più rigida setta della nostra religione, sono vissuto fariseo.

La Parola è Vita:

Atti 26:5

Se vogliono ammetterlo, sanno che per molto tempo ho vissuto secondo i princìpi del partito più rigido della nostra religione: parlo dei Farisei.

La Parola è Vita
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Riveduta:

Atti 26:5

poiché mi hanno conosciuto fin d'allora e sanno, se pur vogliono renderne testimonianza, che, secondo la più rigida setta della nostra religione, son vissuto Fariseo.

Ricciotti:

Atti 26:5

conoscono da gran tempo, se pur vogliono renderne testimonianza, ch'io son vissuto a principio da Fariseo, secondo la più rigida setta della nostra religione.

Tintori:

Atti 26:5

I quali, se vogliono rendere testimonianza, essi sanno da un pezzo che io dapprima vissi fariseo, secondo la più rigida setta della nostra religione.

Martini:

Atti 26:5

I quali (se render voglion testimonianza) prima d'ora hanno saputo, com' io da prima secondo la più sicura setta della nostra religione vissi Fariseo.

Diodati:

Atti 26:5

Poichè mi hanno innanzi conosciuto fin dalla mia prima età, e sanno (se voglion renderne testimonianza), che secondo la più squisita setta della nostra religione, son vissuto Fariseo.

Commentario abbreviato:

Atti 26:5

Capitolo 26

La difesa di Paolo davanti ad Agrippa At 26:1-11

La sua conversione e la sua predicazione ai Gentili At 26:12-23

Festo e Agrippa convinti dell'innocenza di Paolo At 26:24-32

Versetti 1-11

Il cristianesimo ci insegna a rendere ragione della speranza che è in noi, e anche a rendere onore a chi è dovuto, senza adulazione o timore degli uomini. Agrippa conosceva bene le Scritture dell'Antico Testamento, quindi poteva giudicare meglio la controversia sul fatto che Gesù fosse il Messia. Sicuramente i ministri possono aspettarsi, quando predicano la fede di Cristo, di essere ascoltati con pazienza. Paolo dichiara di essere ancora fedele a tutto il bene in cui era stato educato e formato. Vediamo qui qual era la sua religione. Era un moralista, un uomo di virtù, e non aveva imparato le arti dei farisei astuti e avidi; non era accusabile di alcun vizio e profanazione. Era sano nella fede. Aveva sempre avuto un santo riguardo per l'antica promessa fatta da Dio ai padri e su di essa aveva costruito la sua speranza. L'apostolo sapeva bene che tutto questo non lo avrebbe giustificato davanti a Dio, ma sapeva che serviva per la sua reputazione presso i Giudei e per dimostrare che non era un uomo come lo rappresentavano. Anche se considerava tutto questo una perdita, per poter conquistare Cristo, tuttavia ne parlava quando poteva servire a onorare Cristo. Vedete qui qual è la religione di Paolo: non ha lo stesso zelo per la legge cerimoniale che aveva in gioventù; i sacrifici e le offerte previsti da essa sono stati eliminati dal grande Sacrificio che essi simboleggiavano. Non ha coscienza delle purificazioni cerimoniali e pensa che il sacerdozio levitico sia scomparso con il sacerdozio di Cristo; ma, per quanto riguarda i principi fondamentali della sua religione, è zelante come sempre. Cristo e il cielo sono le due grandi dottrine del Vangelo: Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel Figlio. Questi sono gli argomenti della promessa fatta ai padri. Il servizio al tempio, o il corso continuo dei doveri religiosi, giorno e notte, era mantenuto come professione di fede nella promessa della vita eterna e nell'attesa di essa. La prospettiva della vita eterna dovrebbe impegnarci a essere diligenti e costanti in tutti gli esercizi religiosi. Eppure i Sadducei odiavano Paolo perché predicava la risurrezione; e gli altri Giudei si univano a loro, perché testimoniava che Gesù era risorto ed era il promesso Redentore di Israele. Molte cose sono ritenute inconcepibili solo perché si trascurano l'infinita natura e le perfezioni di Colui che le ha rivelate, compiute o promesse. Paolo riconosceva che, pur continuando a essere un fariseo, era un acerrimo nemico del cristianesimo. Questo era il suo carattere e il suo modo di vivere all'inizio del suo tempo; e c'era tutto ciò che ostacolava il suo essere cristiano. Coloro che sono stati molto severi nella loro condotta prima della conversione, vedranno in seguito abbondanti ragioni per umiliarsi, anche a causa di cose che allora pensavano avrebbero dovuto essere fatte.

Riferimenti incrociati:

Atti 26:5

At 22:5
At 23:6; Fili 3:5,6
At 24:5,14

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